Si dice sempre che la giovinezza renda invincibili, eppure spostando il velo narcotico e conformista che ricopre tale periodo, si scoprono i lineamenti di una massa che osanna il bello, ma che non smette mai di turbarsi con tanti ‘se’ e tanti ‘ma’, troppi ‘avrei dovuto’ e ‘avrei potuto’.
Perché per quanto invincibili li si dipinga, i giovani, spesso, perdono; cedono dinanzi alle incertezze e sono sfiancati dalla continua ricerca del bello, non più vista come stimolo per la crescita e il superamento di se stessi, ma come movente per una quasi giustificata specie di aponia e atarassia nei confronti di tutto ciò che non sia meraviglia.
La meraviglia di indossare le stesse scarpe delle modelle americane, anche se per farlo si è stati costretti a spendere tutti i propri risparmi; la meraviglia di avere più di 200 like ad una foto, anche se per farlo si è stati disposti a mostrare tette e addominali a dei quasi sconosciuti; la meraviglia di passare due ore a truccarsi e pettinarsi davanti allo specchio, anche se per farlo si è stati capaci di sacrificare la propria personale bellezza.
E allora di che meraviglia stiamo parlando? Di una meraviglia fittizia, che toglie alla bellezza la sua attitudine naturale e anticonformista, per donare al mondo l’ennesimo uomo e l’ennesima donna, vestiti di tutto punto, abbronzatissimi e siliconati, ma comunque rabbuiati dall’insostenibile ricerca senza freni e dal continuo fare buon viso a pessima sorte.
Come si può quindi essere invincibili agli occhi del mondo, se non si è invincibili nemmeno ai propri occhi? Alienati dal desiderio di cambiare per assomigliare a…, di dimagrire e vomitare l’anima per essere come…
È la società dei manichini che ci forgia, che ci induce a decidere di assomigliare a qualcuno piuttosto che a noi stessi, protetti da un modello sicuro e ipnotizzati da una società che ci partorisce belli e diversi ma che ci fa crescere belli e uguali.
E le incertezze non depauperano solo l’anima dei giovani, ma anche quella di chi, da vecchio, non avrà ancora trovato il coraggio di vedere la perfezione nella propria imperfezione e acquisito la consapevolezza, per cui, l'essere accettati dal mondo deve essere in equilibrio con l’essere accettati, prima, da se stessi, senza cui il fallimento è certo.
Nicol Locaputo
Perché per quanto invincibili li si dipinga, i giovani, spesso, perdono; cedono dinanzi alle incertezze e sono sfiancati dalla continua ricerca del bello, non più vista come stimolo per la crescita e il superamento di se stessi, ma come movente per una quasi giustificata specie di aponia e atarassia nei confronti di tutto ciò che non sia meraviglia.
La meraviglia di indossare le stesse scarpe delle modelle americane, anche se per farlo si è stati costretti a spendere tutti i propri risparmi; la meraviglia di avere più di 200 like ad una foto, anche se per farlo si è stati disposti a mostrare tette e addominali a dei quasi sconosciuti; la meraviglia di passare due ore a truccarsi e pettinarsi davanti allo specchio, anche se per farlo si è stati capaci di sacrificare la propria personale bellezza.
E allora di che meraviglia stiamo parlando? Di una meraviglia fittizia, che toglie alla bellezza la sua attitudine naturale e anticonformista, per donare al mondo l’ennesimo uomo e l’ennesima donna, vestiti di tutto punto, abbronzatissimi e siliconati, ma comunque rabbuiati dall’insostenibile ricerca senza freni e dal continuo fare buon viso a pessima sorte.
Come si può quindi essere invincibili agli occhi del mondo, se non si è invincibili nemmeno ai propri occhi? Alienati dal desiderio di cambiare per assomigliare a…, di dimagrire e vomitare l’anima per essere come…
È la società dei manichini che ci forgia, che ci induce a decidere di assomigliare a qualcuno piuttosto che a noi stessi, protetti da un modello sicuro e ipnotizzati da una società che ci partorisce belli e diversi ma che ci fa crescere belli e uguali.
E le incertezze non depauperano solo l’anima dei giovani, ma anche quella di chi, da vecchio, non avrà ancora trovato il coraggio di vedere la perfezione nella propria imperfezione e acquisito la consapevolezza, per cui, l'essere accettati dal mondo deve essere in equilibrio con l’essere accettati, prima, da se stessi, senza cui il fallimento è certo.
Nicol Locaputo
La societa' civile e' un branco di animali che vanno alla deriva pensando di sapere un sacco di cose e non sappiamo nulla di veramente sostanziale del come vanno le cose nel nostro mondo.
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