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Febbre di Jonathan Bazzi: manifesto sociale per gli invisibili

Nicol senza e per Il Periodico Ci sono storie che per essere raccontate hanno prima bisogno di essere vissute, intessute nella matrice di fibre, ossa e spirito di qualcuno. Perché il coraggio non lo puoi inventare, può solo far leva su un corpo che esiste (o è esistito), in grado di fissare lo stato delle cose ed intravederne il mutamento. E quando il corpo si fa ispirazione narrativa, l'autobiografia giunge in soccorso di una letteratura che per necessità deve valicare i confini della tradizione. Jonathan Bazzi con Febbre (Fandango Libri) sembra avere coniugato alla perfezione questa necessità di autenticità tematica e stilistica, in una prosa che è più di un semplice esordio letterario. Finalista al Premio Strega 2020 per un'anomala sestina (in rappresentanza dei piccoli editori) e con i diritti già acquisiti da Cross Production per un film, Febbre sceglie la via della narrazione su due binari: l'io narrante bambino di Rozzano, periferia sud di Milano, quartiere dormitor
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Favolacce: la disturbante favola nera dei fratelli D'Innocenzo

Nicol senza e per  Il Periodico I fratelli D'Innocenzo , con Favolacce , tornano a permeare di bellezza inedita l'attuale panorama cinematografico italiano e ad incutere di impotenza lo spettatore, i cui istinti di reazione si arrendono alla loro stessa vacuità dinanzi ad uno spettacolo autentico e disturbante. Una sceneggiatura intelligente e sincera, già premiata dell'Orso d'Argento alla Berlinale 2020, riassume gli sforzi artistici dei due fratelli di Tor Bella Monaca e traccia i confini entro i quali si muove impetuosa una storia ricca di virtuosismi. La narrazione naturalistica che aveva caratterizzato interamente la loro opera prima, viene dunque abbandonata in favore di un registro più tipicamente surreale, che conserva però saldamente l'attitudine ad incanalare nelle inquadrature la bruttezza della periferia. Una periferia diversa dalla violenta borgata malavitosa romana de La terra dell'abbastanza . Bisogna spostare le fronde degli alberi e farsi spazio

50 anni di Let It Be: l’inizio della fine dei Beatles

Nicol senza e per  Il Periodico Il 10 aprile 1970 Paul McCartney mette la parola fine all’epoca dei Beatles, annunciando in un singolare comunicato stampa, strutturato come una mini-intervista, il suo allontanamento dal gruppo. Una mossa a sorpresa che, inevitabilmente, dà adito al progressivo eclissarsi della favola beatlesiana, provando che quei quattro ragazzi di Liverpool non fossero altro che normali esseri umani, la cui collaborazione era ormai giunta al capolinea. L’idea, descritta in questi termini da Timothy Leary, per cui: “I Beatles sono dei Messia. Agenti dell’evoluzione inviati da Dio, dotati di misteriosi poteri e in grado di dar vita ad una nuova specie di esseri umani” non ha, negli anni successivi al ’70, speranza di una rinnovata e assoluta conferma. D’altro canto, il loro scioglimento non obnubila o, peggio, cancella quello che i Fab Four sono stati per un intero decennio: prima i promotori di un nuovo modo di pensare e concepire la musica popolare e poi le icone di

Unorthodox: storia di fuga e di rinascita

Nicol senza e per  Il Periodico Adattamento libero del romanzo autobiografico Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots di Deborah Feldman, Unorthodox si afferma come una delle migliori serie tv dell'attuale catalogo Netflix. Scritta e prodotta da Anna Winger e Alexa Karolinski, oscilla tra rivisitazione storica e fiaba moderna, per raccontare la storia di emancipazione femminile e libertà di Etsy , una ragazza nata e cresciuta in una rigida comunità chassidica di Brooklyn. Nel quartiere di Williamsburg sono circa 75mila le persone che discendono direttamente dalle vittime dell'Olocausto e nel complesso formano la comunità chassidica Satmar . Una comunità di cui, nella miniserie, è restituita un'immagine fedele alla realtà, che non lascia spazio agli stereotipi, fatta di tradizioni e consuetudini ma anche di contraddizioni e insicurezze. Questa la realtà in cui è intrappolata Etsy, un contesto ingobbito dal pesante fardello del passato ed entro il quale

Ghemon - Scritto nelle stelle

A due anni e mezzo dal meritato successo di Mezzanotte , Ghemon irrompe nell'attuale quasi deserto mondo delle pubblicazioni musicali con il suo sesto album: Scritto nelle stelle . Un disco la cui pubblicazione, solo posticipata a causa del rapido precipitare degli eventi, pare la conferma di una preannunciata rinascita dell'artista e la consacrazione di un sound ormai giunto a maturazione . Le undici tracce , sintesi perfetta tra un timbro vocale immediatamente riconoscibile e una palette di suoni variegata, in bilico tra una dimensione Hip Hop mai commerciale e sonorità squisitamente R&B e Soul, sono la dimostrazione di come sia possibile fare rap non trascurando un ottimo cantato e una scrittura intimista e personale . Ghemon, in Scritto nelle stelle, continua quindi a rincorrere l'idea di un urban soul contemporaneo, riaccogliendo però un approccio alla musica tipico dell'hip hop, attitudine che aveva temporaneamente deposto in favore di una rice

10 Album italiani degli anni Dieci che (forse) non avete ancora ascoltato

Cari i miei lettori, voi che durante questi giorni ai domiciliari forzati occupate il vostro tempo assistendo al fallimentare tentativo di far crescere un avocado, o che pur di non far nulla guardate tutorial youtube su come imparare a fare yoga o a lavorare a maglia, voi che avete sicuramente già sentito la vostra playlist "QUARANTENA NUN TE TEMO" quattordici volte e ormai nemmeno quella vi salva più dal darla vinta alla noia... Bhè cari i miei amici lettori, oggi Nicol senza e vi viene in soccorso consigliandovi 10 album italiani belli che (forse) non avete ancora ascoltato. Un album per ogni anno degli anni Dieci (2010-2019) appena trascorsi, 512 minuti di musica da ascoltare e commentare insieme! 2010  •  Il Pan del Diavolo - Sono all'osso Due chitarre e una gran cassa a sonagli a tenere il tempo e una scrittura sarcastica e spontanea. Si fa presto a riconoscere in questi elementi il necessario per percepire Sono all'osso come il mix di sfrontatezza ed

L'assurdo, il reale: Samuel Beckett

Quando  L’assurdo, il reale, l’attesa: Samuel Beckett di Gianfranco Longo incontra  L’ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett La vedete anche voi la figura di quel vecchio sfatto, faccia bianca, naso paonazzo, capelli grigi in disordine? Lo vedete anche voi, sul tavolo, un registratore con un microfono e un gran numero di scatole di cartone che contengono bobine di nastri incisi? È l’immagine di Krapp che cammina avanti e indietro sull'orlo della scena ma sempre restando nella zona luminosa. Poi di nuovo avanti. E indietro. E avanti. Leggendo L’assurdo, il reale, l’attesa: Samuel Beckett ¹ non ci si può esimere dal vedere, quasi dal toccare, il vecchio clown beckettiano. La luce che lo attraversa. L’ombra che lo circonda. È proprio sul contrasto tra luce e ombra, gradualmente tramonto di una vita intera, che si articola la mia analisi sull’opera senza tempo L’ultimo nastro di Krapp di Beckett che (non da sola) ha ispirato i versi di Gianfranco Longo. A monte dell’analis