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10 Album italiani degli anni Dieci che (forse) non avete ancora ascoltato

Cari i miei lettori, voi che durante questi giorni ai domiciliari forzati occupate il vostro tempo assistendo al fallimentare tentativo di far crescere un avocado, o che pur di non far nulla guardate tutorial youtube su come imparare a fare yoga o a lavorare a maglia, voi che avete sicuramente già sentito la vostra playlist "QUARANTENA NUN TE TEMO" quattordici volte e ormai nemmeno quella vi salva più dal darla vinta alla noia...
Bhè cari i miei amici lettori, oggi Nicol senza e vi viene in soccorso consigliandovi 10 album italiani belli che (forse) non avete ancora ascoltato.
Un album per ogni anno degli anni Dieci (2010-2019) appena trascorsi, 512 minuti di musica da ascoltare e commentare insieme!


2010  Il Pan del Diavolo - Sono all'osso
Due chitarre e una gran cassa a sonagli a tenere il tempo e una scrittura sarcastica e spontanea.
Si fa presto a riconoscere in questi elementi il necessario per percepire Sono all'osso come il mix di sfrontatezza ed elettricità di cui avere bisogno.
Il cantato urgente di Pietro Alessandro Alosi e il suono della chitarra di Gianluca Bartolo, sintetizzano omogeneamente le attitudini punk, rock e combat folk del duo palermitano. Un ibrido dal sound maturo, sinonimo di un ritorno al rock primordiale. Sono all'osso attesta nel 2010 Il Pan del Diavolo come una delle migliori nuove band del panorama indipendente. Fama che altresì si è andata via via consolidando con le successive pubblicazioni del duo, tutti lavori che restituiscono all'ascoltatore "una bomba nel cuore che fra poco esplode".



2011  Murubutu - La Bellissima Giulietta E Il Suo Povero Padre Grafomane
Secondo album di Murubutu, al secolo Alessio Mariani, professore reggiano di storia e filosofia, La Bellissima Giulietta E Il Suo Povero Padre Grafomane si presenta come un disco di esclusiva potenza narrativa, in grado di assecondare le richieste degli ascoltatori che riconoscono nel Rap una forma d'arte che può svincolarsi dall'autobiografismo per ambire alla forma letteraria.
Per Murubutu le strofe non rappresentano un limite per uno sviluppo narrativo perfetto, per una costruzione lirica che non trascura mai i dettagli, per la poliedricità tematica, che non esclude mai la storia e la geografia.
Il prof, forte di una buona preparazione culturale e padrone nell'uso di giochi fonetici, convince l'ascoltatore, più di quanto non abbia già fatto nel suo primo album, con l'efficace equilibrio tra potenza narativa e immaginifica.
La Bellissima Giulietta E Il Suo Povero Padre Grafomane conferma la potenzialità del progetto rap-didattico di Murubutu che ha fortunatamente trovato seguito nella pubblicazione di altri 3 album da solista e nel più recente Infernum, album collaborazione con l'altrettanto talentuoso Claver Gold.



2012  Il Teatro degli Orrori - Il Mondo Nuovo
La band di Pierpaolo Capovilla reduce, con i due album precedenti, dall'aver riscritto i parametri del paradigma rock italiano contemporaneo, con Il Mondo Nuovo consacra il discorso musicale degli appena avviati anni Dieci, attraverso un concept narrativo che ruota attorno all'idea di fuga da un sistema tanto globale da costringere paradossalmente l'individuo allo status di migrante.
Una migrazione concettuale e non che è appunto allontanamento dall'infelice appartenere ad un contraddittorio sistema politico-culturale.
Un album, Il Mondo Nuovo, che suona in un'organica miscela tra noise, rock e poetica cantautorale, coadiuvata alla perfezione dal dualismo attitudinale di Capovilla, padrone tanto di un composto canto quanto di una teatralità nervosa.
Il Teatro degli Orrori si conferma quindi artefice di un lavoro qualitativamnte ottimo che tenta anche di volgere al nuovo tramite uno sperimentalismo che si manifesta attraverso la ricerca di nuove vie sonore per nulla secondarie all'ambizione rock.
Che l'introduzione di queste novità abbia contribuito a snaturare il modello sonoro tipico della band di Capovilla, in favore di una sacrificazione del rock, o che, al contrario, fosse doverosa e necessaria per permettere alla band di concorrere all'interno dell'allora panorama musicale, sta ad ogni ascoltatore stabilirlo.
Il mio è quindi un invito all'ascolto, alla scoperta di questa band in tutti i suoi lavori.



2013 • Teho Teardo & Blixa Bargeld - Still Smiling 
Un album semplicemente irresistibile, compromesso geniale tra le composizioni musicali dell'italiano Teho Teardo, autore e firmatario di importanti colonne sonore, e le interpretazioni vocali taglienti e al contempo estatiche e suadenti del tedesco Blixa Bargeld.
Still Smiling è il connubio artistico tra il songwriting e il cantato di Bargeld, che si mette alla prova talvolta con l'italiano, talvolta con il tedesco e l'inglese, e il linguaggio post-rock dal ritmo industrial di Teardo, fatto di violoncello ed elettronica ben temperata.
Ogni traccia è caratterizzata da una singolarità tematica e sonora, elementi che non impediscono però all'album di suonare unitamente materico e, anzi, inducono l'ascoltatore a dirigere cuore e cervello verso un mix di sensazioni e umori che spaziano tra divertimento e malinconia.
Certa che questo sia il punto di forza di Still Smiling, vi invito all'ascolto di questo album che non contempla la bruttezza, ma che purtroppo non conoscono in molti.



2014 • Clap! Clap! - Tayi Bebba 
Una tracklist tra l'urbano e il rurale, un bass sound ricco di voci e campionamenti che formano la cifra stilistica del producer Clap! Clap!
Un lavoro fascinoso e pensato che esplode di ritmo in un fluire di etnicità futurista, Tayi Bebba segna il riuscitissimo esordio su disco di un artista in grado di assecondare tanto i gusti della massa sofisticata quanto quelli di chi è disposto a sporcarsi le scarpe.
Una narrazione sconnessa, un viaggio in 17 tracce verso un'isola immaginaria fatto di rituali e luoghi magici, in cui si vira spesso da un mondo sonoro all'altro: dalla footwork primitiva, ad un'ammiccante drum'n'bass, per giungere ad una seconda metà dell'album in cui l'Africa la fa da padrone.
Se volete arricchirvi di storie e racconti, ma non avete voglia di leggere, Tayi Bebba fa per voi!



2015 • Claver Gold - Melograno 
Dopo avervi invitati alla scoperta di Murubutu, non potevo certo esimermi dal consigliarvi l'ascolto di un altro artista che, come il prof di storia e filosofia, domina la scena Hip Hop per qualità compositiva, tecnica e di scrittura: Claver Gold.
Nel 2015 il rapper, di ritorno sulle scene dopo l'eccellente Mr Nessuno, fa parlare ancora di sé con il suo Melograno.
Il frutto che dà il titolo all'album porta con sé un ampio corollario di simbologie (la fertilità femminile o il ciclo vita-morte, per citane alcune) che ispirano le tematiche delle 17 tracce.
In Melograno c'è spazio per l'autobiografismo, per l'analisi di rapporti affettivi più o meno deviati, per i rimandi cinefili e calciofili. Una varietà di temi magistralmente riassunti da una scrittura mai banale, sincera e resa ancor più autentica da eterogenee stumentali che si muovono agili tra beats, figli del classico boom bap, e suoni dalla via melodica più tortuosa.
Ancora una prova di come il Rap possa essere fatto con stile e personalità, in modo da risultare poco convenzionale. Se cercate un flow maturo che gestisce in maniera attuale riferimenti impegnativi, Claver Gold (e Melograno) fa al caso vostro!



2016  The Winstons - The Winstons
The Winstons: un power trio italianissimo, a dispetto del nome e del genere musicale proposto.
Tre multi strumentisti che si celano sotto gli pseudonimi di Linnon Winston (quello coi baffi), Rob Winston (quello alto) e Enro Winston (quello coi capelli lunghi), ma altri non sono che longevi esponenti della scena indie-rock italiana: Lino Gitto, Roberto Dell'Era (bassista degli Afterhours) ed Enrico Gabrielli (Calibro 35, Mariposa).
Dalla loro amicizia nasce The Winstons, l'omonimo album con cui il trio dichiara il suo amore per il progressive rock della scena di Canterbury, ma che spazia tra il garage rock, il beat e la psichedelia.
La padronanza di basso, batteria, tastiere e voci, con cui i The Winstons ricreano atmosfere anni 70 in modo del tutto personale, contribuisce ad affermare la validità del disco, dal tiro tutto internazionale.
Per chi volesse evadere da questo 2020 per essere catapultato negli anni 70, The Winstons riesce nell'impresa!



2017 • Andrea Laszlo De Simone - Uomo Donna 
Andrea Laszlo De Simone è un cantante sui generis che ama il pop quanto la psichedelia, la sperimentazione e il cantautorato, e che di tutte queste sfumature si è servito per generare i 77 minuti di musica e parole racchiusi in Uomo Donna, suo album d'esordio, pubblicato un po' per caso e un po' per sfida.
Il disco è una narrazione biografica che non si sottrae dall'avere dimesione collettiva. I testi si nutrono d'amore, di un amore inteso però come conflitto tra i sessi. Lo scontro è reso evidente dall'escamotage attraverso cui De Simone toglie la centralità di un soggetto sull'altro. Uomo Donna è dunque "un atto di feroce egoismo, un po' come può essere l'amore a volte".
Credo che non possiate rinunciare ad un concept sull'amore, cantato da uno in grado di ripetere "Ti amo - amore - mi manchi" per quasi 6 minuti senza sembrare banale.



2018  Funk Shui Project & Davide Shorty - Terapia di Gruppo
Nasce nel 2018 la collaborazione tra i Funk Shui Project e Davide Shorty e si concretizza nella pubblicazione di Terapia di Gruppo, progetto musicale che cura contenuti, tecnica e musicalità, fondendo Hip-Hop al Soul al Nu Jazz al Funk e al Blues.
Un connubio che sembrerebbe esistere da sempre, quello tra le strumentali sofisticate del collettivo torinese e il soul del cantautore e rapper palermitano.
Undici tracce, undici sedute terapeutiche di gruppo attraverso le quali esorcizzare i problemi sentimentali, ma anche affrontare le problematiche socio-culturali o il tema politico.
Beats e metriche di qualità, il giusto equilibrio tra eleganza soul e attitudine rap, featuring che portano il nome di Tormento, Hyst e Godblesscomputers, sono elementi sufficienti per convincervi ad ascoltare questo album?



2019  I Hate My Village - I Hate My Village
Il primo album degli I Hate My Village suona come un ibrido tra matrici blues e suggestioni afro, funk e prog, risultando decisamente moderno e originale in un contesto musicale che non ha ancora maturato la fascinazione per un universo sonoro tutto da esplorare.
Il disco dal ritmo frenetico ha le firme di artisti d’eccezione, Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion) e Fabio Rondanini (Calibro 35, Afterhours), veri promotori del progetto, Marco Fasolo, che ha prodotto i brani, e Alberto Ferrari (Verdena) che ha contribuito donando parole e voce a quattro pezzi.
Il rapporto tra i quattro è sinonimo di nutrimento reciproco di talenti e trasuda di passione, la stessa passione che ossigena le nove tracce che compongono l’album.
Nonostante ogni brano giochi su più livelli tematici e melodici, I Hate My Village complessivamente incarna il tentativo di un’occidentalizzazione del tribalismo blues, fatto di poliritmie ipnotiche e ancestrali che si fanno carne grazie al rock. Assolutamente da non perdere.



Ed eccoci giunti al termine di questo viaggio nella musica degli anni Dieci, fatto di Rock, Soul, Hip Hop, Afro...
Come avrete notato per ogni album ho inserito il collegamento YouTube a quella che è, secondo me, la traccia migliore di ogni disco sopracitato. Vi invito quindi ad ascoltare questi lavori musicali e a scrivermi qui sotto nei commenti, quali sono invece i vostri brani preferiti.
Con la speranza che i miei consigli vi siano d'aiuto per trascorrere al meglio questi giorni in casa, vi do appuntamento al prossimo articolo.

Commenti

  1. Grazie per aver scelto questi brani. Toccano in sintesi i più disparati neuroni lasciati a riposo perché il momento lo richiede. Questa playlist regala risveglio, adrenalina e voglia di emergere come un avocado bio.

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    1. Grazie per il commento, sono davvero felice siano state accolte positivamente le intenzioni di questa piccola playlist musicale!

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